1939-'40: Si
completa lo "squadrone"
Guerra o non guerra, inizio regolare: 17 settembre 1939, ultima giornata
2 giugno 1940.
Campione d'Italia l'Ambrosiana - Inter p. 44. Seguono Bologna, Juventus e
Lazio. La Roma è al settimo posto con 29 punti.
Squadra titolare: Masetti, Brunella, Acerbi, Donati, Spidale, Bonomi, Campilongo,
Pantò, Provvidente, Coscia, Alghisi. Riserve: Gadaldi, Jacobini, Amadei.
Allenatore: Guido Ara; dal 19 maggio '40 Alfred Schaffer. Tutto a Testaccio.
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Partite vinte 11, pareggiate 7, perdute 12. Gol segnati 28, incassati 31.
Capocannoniere: Pantò con 10 gol.
Basta un'occhiata per accorgersi che fra titolari e riserve sono già
otto i giocatori che due anni dopo vinceranno lo scudetto. Con Andreoli, Morese
e Krieziu i quadri per la «grande conquista» saranno al completo.
E tuttavia ci si dovette accontentare del settimo posto. Gli errori che avevano
costellato ogni campagna acquisti fin dalla prima annata, furono presenti
e puntuali.
Alla fine del precedente torneo si pensava di essere a postissimo. Il solito
Lombardo a Baires aveva fatto, o credeva di aver fatto un altro colpaccio
ingaggiando il celebre centro mediano Minella del «River» e due
attaccanti ben quotati del «Boca». Il terzetto pretendeva i soldi
dell'ingaggio prima ancora di salire sul piroscafo, e il presidente Betti,
anche in relazione alle vigenti leggi valutarie, assicurava il pagamento solo,
per così dire, sulla banchina del porto di Genova. Durante il tira
e molla i tifosi argentini si fecero sentire e l'affare sfumò, se affare
era.
Poco dopo comunque un'altra nave sbarcò a Napoli una pattuglia di turisti-calciatori
in cerca di ingaggio. Corsero trattative frenetiche con più squadre
che tentavano di sgambettar si. Le referenze per alcuni erano ottime, per
altri meno, ma comunque interessanti. Si fu un pò superficiali in fatto
di visite mediche. Per non farla lunga, avvenne che la Lazio prese l'amico
Flamini, grandissimo tecnico (oggi si direbbe «regista») che non
ci abbandonò più, Barrera e Pisa; tutto compreso niente male.
La Roma assunse il centromediano Spitale, perse così Bernardini e l'interno-centravanti
Provvidente che fece fuori Michelini passato al Torino. I due ballarono una
sola stagione, tecnica molta, gambe e ginocchia molli. Il più indovinato
fu l'acquisto di Pantò, che tutti ricordiamo e che ritroviamo due anni
dopo, autore di 12 reti sulla strada dello scudetto. Quanto a Campilongo,
leggerino, era ricco di buona volontà.
Fu presto evidente che per tre quarti l'affare non quagliava. Nella stagione
successiva soltanto Pantò riapparirà in formazione. Con questo,
a tanti anni di distanza, non si vuole criticare nessuno: ancor oggi è
più facile sbagliare un acquisto che azzeccarlo. Per fortuna era tornato
Amadei in gambissima e si era composto col torinista Brunella e il fanfullino
Acerbi un robusto baluardo a protezione dell'inamovibile Masetti. Inoltre
la campagna di Albania, tanto inutile e costosa, ci aveva... assicurato l'aletta
ventiduenne Naim Krieziu, idolo locale nel Tirana.
Ci siamo distratti con vicende che potremo considerare ammonitrici. Torniamo
brevemente al campionato, come sempre altalenante. Alla vittoria nel derby
di andata si contrappone la sconfitta nel ritorno; al successo in casa, la
quasi immancabile sconfitta in troppe trasferte. Dove si vede che la storia
si ripete a distanza di decenni. Una mossa fu indovinata: l'acquisto di Alfredo
Schaffer, strappato, a quanto si sussurrò, con diplomatica perizia
al Rapid di Bucarest da un alto funzionario dell'ambasciata che voleva bene
alla Roma. Infine per i lettori più giovani ricorderemo che otto giorni
dopo la fine del campionato l'Italia entrava in guerra.
Tratto dal libro AS Roma da Testaccio all'Olimpico (libro edito nel 1977)
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